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Una paurosa involuzione in atto da ormai più di dieci anni


Denunciamo: si sta guastando, passo a passo, la stupenda e preziosa armonia della bella Cremona

Colori assurdi, tetti grigi grandi come campi di calcio nel panorama dei coppi rossi, brutti giardini, realizzazioni architettoniche in forse, parcheggi che lasciano dubbiosi sulla loro qualità architettonica (semmai saranno realizzati), nuove costruzioni dove domina il nero fumo, del tutto contrario ai colori consolidati e caratteristici difesi nei secoli da commissioni di ornato di altri tempi, rigorose, assidue e inviolabili



Lo scempio inarrestabile di Porta Mosa tiene banco in questi giorni e ne parliamo ancora qui sotto, rimandando alle foto davvero tremende che denunciano peraltro un generale disinteresse per questa restante e preziosa testimonianza della storia cremonese. L'indifferenza emerge infatti con violenza anche in altri interventi (un cancello incredibile con un taglio delle antiche mura certamente attuato dal Comune di Cremona- ).

Purtroppo, Porta Mosa non è che l'ultimo esempio di una storia triste del declino dell'armoniosità di Cremona che sta manifestandosi e accrescendosi da oltre dieci anni con una interpretazione dell'architettura non come elemento di nobiltà dell'assetto urbano, ma come banale e distorsivo strumento di enfatizzazione o addirittura di provocazione pubblicitaria, al pari di una insegna di un negozio in cerca di nuovi clienti (e di altri affari). Abbandonata insomma, la grande lezione di armonia e di compatibilità che contraddistingue anche la migliore architettura moderna, privilengiando un sensazionalismo smaccato.

Qui sopra la rappresentazione della costruzione in fase iniziale di un condominio in viale Trento Trieste davanti alle ex officine Aldighieri. Il poetico susseguirsi dei colori e la cura tenuta anche da qualche condominio per rispettare l'armonia del viale, avrà quest'altra interruzione, funerea, che ha evidentemente confuso con l' architettura moderna.

Non è la sola. La antica e storica tipografia Pedroni è diventata a cinquanta metri di distanza un cubo del medesimo colore, il che appresantisce tutta questa frazione dell'antico, amato passeggio sulle antiche mura (distrutte) . E così altri esempi di guasti grandi e piccoli che vedrete all'interno.






Ne gli interventi hanno risparmiato piazza del Duomo ed i suoi dintorni. Per regolamentare l'accesso alla zona proibita alle auto (si fa per dire...) è stato realizzato, superando di un balzo tutte le perplessità della commissione edilizia, l'impianto che si vede qui sotto, un ingresso vecchia maniera da parcheggio infimo di periferia, dove si ammucchiano e si sovrastano i segnali stradali che fanno a pugni con la bellezza purissima delle absidi, ignorando tutte le innovazioni per provvedimenti analoghi attuate in Italia e in Europa. I dubbi si allargano al progetto per il parcheggio in Piazza Marconi o per il ribadito proposito di collocare un museo del calcio in palazzo dell'Arte violando la struttura originaria. Ed hanno già riguardato la sistemazione di Piazza Stradivari, la famosa pensilina che nessuno ha almeno il pudore di tagliare di due campate riprendendo la linearità visiva del cardo romano. Infine continuano le polemiche per il giardino pubblico, decisamente meno gradevole di quanto non fosse prima dei cosidetti restauri. E qui desta anche scandalo l'assoluto disinteresse per la tutela del cippo di Stradivari, oggetto della maleducazione dei padroni dei cani, lasciato alle loro pisciate senza un minimo di riparo. Pochi esempi: l'elenco si estende purtroppo a moltissimi altri casi per non sfociare nella cronaca miliardari dei ponti e delle autostrade inuytili o fuori luogo come ha sototlineanto anche un ex assessore all'urbanistica (costretto alle dimissioni, ovviamente).


Ecco a sinistra l'affastallarsi di cartelli stradali, di segnali arancioni e la sequela dei paracarri nel tentativo di dare un impronta "vecchia" a questo ingresso nella zona riservata del centrostorico. Lo stridore è evidentissimo. Come in via Bonomelli dove la coloritura gentile e pastello delle antiche dimore viene interrotta dall'ingresso funerario inutilmente provocatorio dell'albergo delle Arti, in cerca di un sensazionalismo coloristico inutile.


Nella stessa via Bonomelli dove è sorto l'albergo Delle Arti, c'è chi invece ha voluto mantenere l'armonia delle abitazioni e la visione finale di casa Lupi con il completo recupero dei fregi novecenteschi (o così pare, altri sostengono più antichi). Sono decorazioni comunque piacevoli e in tono con la suggestione della via acciottolata e del resto delle abitazioni, alcune antichissime.






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La pagina è stata aggiornata alle ore 9:44:02 di Gio, 6 ott 2005